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Erasmo Formica 1949 – 2012

Erasmo Formica 1949 – 2012

Il caro fratello Erasmo Formica, Tesoriere della Missione Evangelica Zigana ADI-MEZ, il 24 maggio scorso è stato chiamato alla Casa del Padre, a motivo di un male incurabile che lo ha colpito nei precedenti sei mesi. Ha vissuto il tempo della sua tremenda malattia nel silenzio di una grandissima dignità, condividendo il suo male unicamente con il suo Maestro Gesù. Erasmo Formica era nato a Rodi di Ferrara il 2 giugno 1949. Da quando nel 1990 accettò il Signore nel suo cuore, si è sempre dimostrato un uomo con un particolare senso di servizio per il suo Signore. È stato subito di grande aiuto per ottenere le autorizzazioni per lo svolgimento dei convegni evangelistici della MEZ in tutto il Nord Italia. Quando nel 1992 gli fu proposto di assumere la responsabilità di Tesoriere della MEZ, accettò ma con molta titubanza, conscio del peso e dell’impegno che ciò avrebbe comportato. Poi, però, mostrò grandi capacità e straordinaria dedizione al suo servizio, che ha onorato per circa vent’anni con fedeltà, serietà e onorabilità. Attraverso questo suo servizio è stato conosciuto e apprezzato da tanti fratelli delle ADI, tra i quali, in modo particolare: i fratelli Francesco Toppi, il compianto Paolo Arcangeli, i fratelli Angelo Gargano e Samuele Plasmati con i quali ha lavorato per molti anni, e nell’ultimo periodo anche il fratello Elio Varricchione. Il giorno del suo funerale è stata un’occasione di grande testimonianza cristiana per i numerosi parenti e amici presenti con i tanti fratelli di fede. La Parola di Dio è stata predicata con grande passione dai fratelli Jacob e Moise Landauer. Al fratello Felice Antonio Loria, presidente delle ADI, al Consiglio Generale delle Chiese e a tutti i nostri fratelli giunga il nostro ringraziamento per le calorose dimostrazioni di affetto che ci sono giunte da diverse parti d’Italia. Il fratello Erasmo Formica ci ha lasciati, ma il suo buon profumo è rimasto tra noi. I segni del suo profondo rispetto per l’Opera di Dio, la sua gentilezza e la sua affabilità, rimarranno scolpiti per sempre nei nostri cuori, come una eredità spirituale di valore infinito che lascia alla moglie Lidia e alla figlia Monica, insieme a tutti noi che l’abbiamo amato.

Il Comitato ADI-MEZ

 
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Pubblicato da su 20/08/2012 in PIONIERI

 

Antonino Barresi 1919 – 2012

Antonino Barresi 1919 – 2012

Domenica 20 maggio, all’età di 92 anni, il fratello Antonino Barresi è andato con il Signore. Era nato a Palermo il 18 settembre 1919, primogenito di cinque figli. Di famiglia modesta, il padre era un piccolo commerciante di prodotti per la casa e la madre casalinga. Non ebbe possibilità di studiare: conseguita la terza  elementare, fu necessario che andasse a lavorare per sovvenire alle necessità economiche della famiglia. Imparò il mestiere di imbianchino. Iniziò tinteggiando i marciapiedi delle stazioni ferroviarie, finì per essere uno degli artigiani più apprezzati nella città di Palermo. A 19 anni prestò il servizio militare di leva in Marina. Mentre era sotto le armi scoppiò la Seconda Guerra Mondiale che lo vide impegnato come cannoniere nel cacciatorpediniere Ardito. Dopo varie vicissitudini, fu fatto prigioniero dai tedeschi e condotto ai lavori forzati. Dopo qualche tempo riuscì a scappare, restando nascosto nelle campagne di Orvieto, in casa di una famiglia di contadini, fino al suo ritorno a Palermo, nel ’44. Al termine della guerra, in una Palermo devastata dai bombardamenti, si unì in matrimonio con Rosa Chinzi, da cui ebbe 4 figli, Francesco, Maria, Angela e Olga. Nel 1947 la moglie si convertì all’Evangelo e cominciò a frequentare la comunità presieduta dal fratello Luciano Tomasello. Lui si oppose con tutte le sue forze alla conversione della moglie, avendo qualche volta anche reazioni molto violente. Ma un pomeriggio come tanti altri, anche Antonino Barresi fu toccato dal messaggio della Parola di Dio. Il pastore Luciano Tomasello ricorda nella sua Testimonianza: “Nel 1947, dopo le riunioni fatte in casa con il fratello Lo Galbo, andammo in una casa in Piazza Vittoria 4, era l’abitazione di Francesco Barresi, padre del futuro pastore Antonino Barresi”. Subito dopo la conversione fu battezzato nello Spirito Santo e guarito da una forma ulcerosa all’intestino, che lo avrebbe portato alla morte in poco tempo. Manifestò da subito una certa predisposizione al servizio cristiano e il pastore Tomasello lo coinvolse subito nelle attività della comunità di Palermo. Restò con il fratello Tommasello fino al 1954, anno in cui questi prese la decisione di dissociarsi dalle Assemblee di Dio in Italia. Dopo tale decisione le famiglie Morisco, Barresi, Sferlazza, Orlando e qualche altra, sotto la guida del fratello Vincenzo Federico, aprirono al pubblico un locale in Piazza Magione. In quel tempo anche il fratello Rosario Di Palermo esercitò il suo ministerio nella comunità di Palermo e il fratello Antonino Barresi lo collaborò. Dopo qualche tempo la Comunità si spostò in via Archirafi e anche in questa occasione il fratello Barresi collaborò, prima con il fratello Domenico Barbera, proveniente da Lascari, e poi con il fratello Vincenzo Costanza sino al 1963. Fu uno dei promotori dell’acquisto del locale di culto di via Luigi Razza, e dal 1964 al 1970 collaborò come membro del Consiglio di Chiesa, e ricopriva la carica di vice anziano. Già dal 1963, su incarico del Consiglio di Chiesa della comunità di via Archirafi, poi trasferitasi in via L. Razza, cominciò a curare un gruppetto di credenti nel quartiere Tommaso Natale di Palermo. Vi erano pochissime anime, ma Dio benedisse il suo ministerio facendo crescere quell’opera in maniera meravigliosa. Lasciò la comunità di V. L. Razza, per dedicarsi interamente al ministerio a Tommaso Natale. Fu aperto un primo locale in V. Sferracavallo, poi la comunità si trasferì in V. Friscalittari. Grazie alla sua attività evangelistica nacquero altre due missioni: Palermo Partanna Mondello e Palermo Arenella. Lavorò con grande impegno e grande zelo nell’opera di Dio, curando per più di venti anni i fedeli che il Signore gli aveva affidato, gran parte dei quali erano il frutto del suo lavoro di evangelizzazione. Conciliare il faticoso lavoro di imbianchino con quello di pastore ed evangelista non sempre era facile, ma il Signore che dà forza allo stanco e rinnova il vigore a chi è senza forze, non gli fece mancare mai il suo aiuto e così ha potuto portare a termine il compito ricevuto. Lasciò il ministerio attivo, ancora nel pieno delle sue forze nel 1993, all’età di 74 anni. Ha continuato a collaborare nelle varie comunità sorte grazie alla sua attività, con la sua presenza assidua a tutti i culti, con i suoi consigli, con la sua preghiera, fino a pochi mesi prima della sua morte. In occasione del servizio funebre tenutosi per la sua dipartita è stato letto il testo biblico di Ebrei 13:7 “Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; e considerando quale sia sta la fine del la loro vita, imitate la loro fede.” Non è stata una lettura di circostanza, ma un omaggio sincero reso ad un uomo che si è speso per la proclamazione del Regno di Dio, che è stato strumento nelle mani del Signore per la salvezza di tante anime ed esempio del gregge fino alla sua promozione alla gloria del cielo.

Rodolfo Arata

 
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Pubblicato da su 20/08/2012 in PIONIERI

 

Mercogliano Saverio

Il fratello Mercogliano Saverio, pastore della comunità di Sirignano (AV), è stato chiamato alla casa del Padre. Si era convertito all’Evangelo nel 1962, e ha servito il Signore fin dai primi anni della sua vita cristiana. Nel 1972 ricevette la chiamata al ministerio e insieme alla sua cara moglie, la sorella Carmela Barbati, iniziò a impegnarsi per la diffusione dell’opera del Signore sia a Sirignano sia nei paesi limitrofi. Nel dicembre 2007, a 68 anni, affrontò un periodo di dura prova insieme alla famiglia e all’intera comunità. Anche nella malattia nonostante i dottori gli avessero dato pochi mesi, il Signore mostrò il Suo favore donandogli altri quattro anni di vita nei quali il fratello Mercogliano ha continuato a incoraggiare tutti coloro che lo visitavano, parlando del suo Salvatore Cristo Gesù.Il ricordo della sua gentilezza rimarrà scolpito nella mente e nei cuori di quanti l’hanno conosciuto. Il 7 gennaio di quest’anno si è addormentato nelle braccia del Signore serenamente, come serenamente aveva vissuto con il suo Gesù. A Dio sia ogni Lode!

 
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Pubblicato da su 19/06/2012 in PIONIERI

 

Ezio Evangelisti 1922 – 2012

Ezio Evangelisti 1922 – 2012

Servire il Signore e testimoniare della salvezza e del grande amore di Gesù è sempre stato il primo pensiero di Ezio Evangelisti, fedele e umile servitore di Dio, nato a Velletri(RM) l’8 dicembre 1922, primo di quattro figli di una famiglia di contadini. Nel 1944 si trasferì a Roma con la famiglia e cominciò a lavorare come artigiano nel negozio di colui che, in seguito, sarebbe diventato suo suocero. Fu proprio quell’uomo

che riuscì a convincerlo a partecipare ad una riunione di culto nella Chiesa Cristiana Evangelica di via Adige. Ezio fu profondamente colpito dal contegno e dall’amore che esprimevano i credenti che si trovavano in quel luogo e questo lo portò a rivolgersi a Dio: “Signore Iddio,se veramente Tu esisti, come dicono e testimoniano loro, e hai mandato Tuo figlio Gesù qui in terra a morire per i peccatori, ebbene, io sono un peccatore, salvami!”.Il 4 Novembre 1946 partecipò ad una riunione nella zona di Roma Tiburtino Terzo a cui erano presenti circa trenta persone e il pastore, Ernesto Di Biagio, stava predicando sul capitolo 10 degli Atti degli apostoli. In quel momento lo Spirito Santo cadde anche su di lui.Il desiderio di servire il Signore divenne fortissimo, ma non sapeva come metterlo in pratica; la conoscenza che aveva della Parola di Dio era poca ed un pensiero cominciò a turbare il suo cuore: “Ma che vuoi servire Iddio, tu che non hai neanche studiato!” Questo glica usò grande afflizione fino a quando lesse nella Parola di Dio: “Ma quando vi metteranno nelle loro mani non siate in ansietà del come parlerete o di quel che avrete adire; poiché in quell’ora stessa vi sarà dato ciò che avrete a dire. Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mat.10:19,20). La Parola lo confortò e gli fece capire che quello che era importante era la guida dello Spirito Santo, che cominciò a ricercare. Il Signore non tardò a fargli comprendere la Sua volontà, iniziando a usarsi di lui nella chiesa. Nel Gennaio del 1948 un suo parente che viveva a Genazzano parlò con una donna della sua conversione e lei,incuriosita, gli scrisse esprimendo il desiderio di conoscerlo. La domenica il fratello Evangelisti prese il treno per testimoniare dell’opera che Gesù aveva fatto in lui aquella famiglia che gli chiese di tornare anche la domenica dopo. Quando tornò da loro si trovò di fronte a una stanza piena di gente desiderosa di ascoltare la Parola;e continuò così per altre due o tre settimane. La gente che cercava Iddio aumentava sempre di più, il Signore benediceva grandemente ed alcuni vennero anche battezzati nello Spirito Santo. Continuò, così, le sue visite fino a quando un giorno, mentre erano in preghiera, si accorse che sia il corridoio che tutta la piazzetta dove si affacciava la casa era gremita di gente infuriata contro di lui. Dovettero intervenire i carabinieri i quali lo portarono via e, arrivati in caserma, gli consigliarono di non tornare più. Ma Ezio rifiutò un tale consiglio, rispondendo loro che avrebbe seguito solamente la volontà del Signore. Fu così che tornò la domenica successiva ed avvenne la stessa cosa: la piazzetta del paese era gremita di gente e le persone si affacciavano dalle finestre per gridare contro di lui. Ancora una volta dovettero intervenire i carabinieri, ma proprio in quella circostanza uno di loro ricevette Gesù nel cuore e si convertì. Nacque così la chiesa di Genazzano, della quale si prese cura il fratello Di Biagio fino a quando venne eletto il nuovo pastore Alberto Testa. Nel giugno del 1949 Eziosi sposò con Eva, figlia del datore di lavoro e fratello in  Cristo, Felice Patacchiola, dalla quale ebbe cinque figli. Ezio continuò il suo fedele servizio al Signore testimoniando sempre della Sua opera e quando nel 1973 il Signore chiamò a Sé il fratello Tramentozzi fu eletto pastore della chiesa di via Tagliamento della quale si prese cura insieme alla moglie, direttrice del coro, autrice di numerosi cantici per bambini, monitrice di scuola domenicale con la sorella Furnari. Molte anime vennero salvate e battezzate nello Spirito Santo e, in alcuni casi,dei credenti furono anche guariti. Non sono mancatele prove, a volte anche molto dure, come il gravissimo incidente stradale subìto da una delle sue figlie. Anche in quel caso, però, Ezio ha potuto assistere all’opera miracolosa del Signore che è intervenuto guarendo, con grande stupore dei medici, quella sua figliola che ora è in perfetta salute. Il fratello Ezio Evangelisti ha continuato instancabilmente, fino a quando la salute glielo ha permesso, a testimoniare a tutti coloro che lo incontravano del grande amore di Gesù. Ed anche quando,ormai provato nel fisico, è stato costretto a non uscire più di casa, con rinnovato entusiasmo e vigore ha registrato delle predicazioni video da mandare via web per raggiungere anche coloro che, come lui, non avevano la possibilità di andare in chiesa. Il 29 febbraio 2012, preceduto da poco più di un anno da sua moglie Eva, il fratello Ezio è stato accolto tra le braccia paterne del suo amato Signore ed ora gioisce alla presenza di Colui che,per tutta la sua vita, ha desiderato incontrare. Esempio di fede e colonna della chiesa, il nostro ha lasciato un ricordo indelebile di abnegazione e di amore cristiano ela certezza che un giorno potremo godere insieme della presenza del Signore.

  

 
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Pubblicato da su 19/06/2012 in PIONIERI

 

Alfonso Melluso (1928-2012)

NAPOLI – Si è spento a ottantatré anni Alfonso Melluso, pastore evangelico per oltre quarant’anni e fondatore nel 1945 del calzaturificio destinato a diventare una delle più solide e apprezzate realtà imprenditoriali italiane del settore. 

I funerali si sono tenuti il 29 marzo nella Chiesa cristiana evangelica delle Assemblee di Dio in Italia (Adi) di Napoli in via Carafa. Alla solenne cerimonia, presieduta dal pastore della chiesa Adi di Napoli, Davide Di Iorio, hanno partecipato oltre mille persone, provenienti da ogni parte d’Italia. Il presidente delle Adi, Felice A. Loria, ha predicato la Parola di Dio. Sono intervenuti il pastore Sergio Chiribiri, successore di Alfonso Melluso come pastore della chiesa di Secondigliano, e il pastore Renato Mottola, segretario del Comitato di Zona Campania-Molise, che ha tracciato un breve profilo biografico del pastore scomparso. Presenti molti membri del Consiglio generale delle chiese Adi e una cinquantina di pastori. 

Locale di culto gremito non solo per la partecipazione evangelica, ma anche di molti che hanno avuto o hanno un legame di lavoro con la famiglia Melluso. Toccanti le preghiere rivolte al Signore perché consoli l’animo della moglie Caterina, dei quattro figli, dei fratelli e della sorella e dei numerosi nipoti e pronipoti. 

Di umili origini, Alfonso Melluso era nipote di Salvatore Anastasio, il pioniere del movimento pentecostale napoletano. A seguito di una personale, intima, esperienza spirituale, si convertì anch’egli all’Evangelo nel 1943, all’età di quindici anni. Ha vissuto gli anni difficili della guerra, eppure, insieme ai suoi fratelli riuscì ad avviare quella piccola attività di produzione di calzature che sarebbe diventata nel tempo una vera e propria azienda industriale, simbolo di qualità italiana. Ma ebbe anche un ruolo centrale nell’opera delle Chiese cristiane evangeliche delle “Assemblee di Dio in Italia”: gli fu affidata, come pastore, la comunità Adi di Secondigliano, un territorio con notevoli problematiche sociali in cui Melluso ha svolto una intensa opera di evangelizzazione predicando con franchezza la Parola di Dio. 

«Un uomo – racconta chi lo conosceva – che, nonostante la sua posizione sociale ed economica, si è distinto per la sua nobiltà di sentimenti, per la semplicità, mettendo in pratica quel noto versetto biblico che dice: “L’umiltà precede la gloria”». Un uomo che non ha mai amato la mondanità e preferiva andare tutte le sere nella sua chiesa a Secondigliano, tra i suoi confratelli, per predicare l’Evangelo e pregare, piuttosto che frequentare i salotti buoni della società napoletana e del mondo industriale. E in questo senso si è speso molto per la sua famiglia: marito devoto per sessantadue anni, con quattro figli e circa trenta tra nipoti e pronipoti. 

Alessandro Iovino, uno dei suoi tanti nipoti, giovane scrittore e storico, lo ricorda come «padre e nonno amorevole, un servo di Dio coerente e saggio, un uomo d’altri tempi» e afferma che «in tutta la famiglia e in chi lo ha conosciuto ha lasciato un segno indelebile, una testimonianza di fede tradotta nell’espressione dell’amore quotidiano per Dio, per il prossimo e per la famiglia».

La chiesa di S.M.C.V., S.A.D.P. Teverola e diaspore, esprime la sua vicinanza alla famiglia.

ALFONSO MELLUSO (1928-2012)

Il pastore Alfonso Melluso accettò il Signore nel 1943, all’età di quindici anni. Fu il primo giovane della Chiesa di Napoli a farlo. Visse gli anni difficili della guerra, avendo già grandi responsabilità all’epoca della sua conversione nei confronti di suo zio, Salvatore Anastasio, primo credente e pastore pentecostale a Napoli, arrestato e inviato al confino di polizia per l’Evangelo. Ancora minorenne, s’interessò degli esercizi commerciali di questi, nonostante la giovane età, manifestando grande discernimento umano e spirituale e riferendogli di persona nel luogo di pena.In quel tempo frequentava oltre che il proprio pastore anche il poi primo Presidente ADI, Umberto Nello Gorietti e Aurelio Pagano che gli attribuivano l’appellativo di “giovane saggio”.
Per molti anni fu consigliere della chiesa ADI di Napoli, e con una certa consuetudine, quando era invitato, predicava la Parola di Dio nelle Chiese appena sorte nella provincia
Nel 1973-74, incoraggiato dal Pastore Mola, fu incaricato di prendere cura della comunità di Moschiano (AV), dove ora c’è oggi una fiorente Chiesa di una popolazione evangelica di settanta membri in un piccolo centro cittadino.
Con la scomparsa del pastore Pasquale De Martino, nel 1981, Alfonso Melluso fu incaricato di pasturare la chiesa di Napoli Secondigliano, un grosso quartiere di 55.000 abitanti nel Comune di Napoli adiacente ad altro altrettanto popoloso come Scampia. La Comunità aveva appena ricevuto in dono da alcuni fratelli della Svizzera un prefabbricato, dovuto al terremoto del 1980 perché il luogo di culto usato era divenuto inagibile. I Credenti secondiglianesi, guidati dal pastore Alfonso Melluso, hanno poi completato con gli anni l’edificio. Sotto la sua guida, la Chiesa ha vissuto un grande risveglio spirituale, tanto da divenire oggi una delle comunità più grandi della provincia di Napoli con una popolazione evangelica di oltre 300 membri.

A quegli anni risale anche la decisione di dedicarsi con più dedizione all’Opera del Signore, lavorando solo la mattina, nonostante l’attaccamento al lavoro svolto per il Calzaturificio Melluso. Nonostante ciò è stato un imprenditore attivo fino a pochi mesi fa; dotato di particolare lungimiranza, ha guidato un’azienda di livello nazionale, dando testimonianza insieme con altri due suoi fratelli e tanti nipoti anche nel campo imprenditoriale della fedeltà del Signore.

Il suo impegno è stato profuso anche come membro del Comitato di Zona, ricoprendone l’incarico di segretario dal 1983 al 2003, per venti anni esatti.
E’ stato attivo nel ministero per un periodo che va dal 1974 al 2010, anno in cui il Pastore Sergio Chiribiri l’ha sostituito nella guida della chiesa di Secondigliano. Negli ultimi tempi amava ripetere: “sono rimasto nei banchi fino a quarantasei anni e ci sono ritornato per consigliare e confortare qualche cuore bisognoso”.
Il Signore l’ha chiamato alla Gloria il 29 marzo 2012 dopo una malattia che l’ha fermato dalle sue attività spirituali e lavorative per non molti mesi. In tale prova è stato assistito dall’amore dei suoi familiari, dai Credenti pasturati e dai pastori del napoletano con le loro numerose visite per cui è stato esempio di fede per anni.
Certamente è stato fedele fino alla fina e ora gli è riservata la corona della vita eterna.

 Alfonso Melluso: una vita di fede

Alfonso Melluso: una vita di fede

 
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Pubblicato da su 15/04/2012 in PIONIERI

 

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Stefano Lattuca 1928- 2011

Stefano Lattuca   1928- 2011

 È difficile in poche righe raccontare la vita del fratello Stefano, nato il 18 aprile 1928 a Raffadali (AG). La famiglia era composta dalla sorella Vincenza e da due fratelli, Pietro e Pasquale. In quegli anni la testimonianza dell’Evangelo arrivò a Raffadali (AG) e il padre Rosario, venendone a conoscenza accettò il messaggio e si convertì al Signore. La mamma Teresa invece lo rifiutò per molti anni. Alla nascita di Stefano il padre Rosario rifiutò, alla luce della Parola di Dio, di battezzarlo, cosa che la moglie fece con le zie, di nascosto. Rosario cercò di trasmettere a Stefano gli insegnamenti biblici, nonostante l’opposizione di Teresa, la quale dopo trentanove anni di dure lotte e di contrasti personali nel confronti del marito a causa delle fede evangelica, vedendone la perseveranza e il cambiamento di vita, diede anche lei il cuore al Signore convertendosi all’Evangelo. Durante quel periodo Stefano frequentava con il padre, quando possibile, gli incontri con altri fedeli. La persecuzione impediva le riunioni e spesso il fratello Stefano vedeva il padre uscire di sera senza sapere dove andasse. Si seppe poi che si incontrava in campagna con altri credenti per pregare, così anche Stefano cominciò a frequentare quelle riunioni clandestine. Col passare del tempo la persecuzione cominciò a venire meno e si aprirono dei locali per offrire a Dio il culto. Il fratello Stefano era un assiduo frequentatore dei culti, sia in case private che nei luoghi pubblici. Fece una profonda e vera esperienza con il Signore; il 4 ottobre 1943 fece il battesimo in acqua e l’11 agosto del 1946 il Signore lo battezzò con lo Spirito Santo.

Cominciò a lavorare nel campo del Signore testimoniando e annunziando l’Evangelo in molti paesi dell’agrigentino. Per molti anni, di giorno lavorava nei campi e la sera predicava l’Evangelo. Con i mezzi di trasporto di allora il sacrificio fisico era enorme, ma scrisse in una pagina delle sue agende, dopo una giornata di lavoro nei campi e tanta strada fatta il piedi per raggiungere le varie località: “Rincasavo stanco, ma contento e soddisfatto per essere stato al servizio del Signore”. Nel 1955 nel mese di luglio si unì in matrimonio con la sorella Lina Chiazza che lo assisterà e sosterrà in tutti questi anni di ministerio. Durante gli anni del matrimonio, durato 56 anni, Dio diede loro la gioia di avere dei figli, Eliseo, Maria Teresa ed Ester, tutti salvati e al servizio del Signore, con le loro rispettive famiglie. Molti furono i Comuni nel quali il fratello Stefano svolse il suo ministerio e moltissime furono le persone raggiunte con l’Evangelo. Molti gruppi e chiese sono state curate nel corso del suo ministerio. Da Raffadali, ove risiedeva con la famiglia, raggiungeva le comunità di Aragona, Racalmuto, Sant’Angelo Muxaro, Casteltermini, Siculiana, Sutera, Castrofilippo, San Biagio Platani, Sciacca, Alessandria  della Rocca, Milena, Campofranco… Nell’agrigentino non c’è comunità che non sia stata visitata dal fratello Stefano. Per 33 anni curò la comunità di Ribera, per 30 anni quella di Montallegro, per 20 anni quella di Cianciana, per 20 anni quella di Cattolica Eraclea. In tutti questi anni, e fino a che la salute glielo ha permesso, il fratello Stefano ha percorso centinaia di migliaia di chilometri sulle strade della Sicilia per la causa dell’Evangelo. Sotto il sole cocente della Sicilia o con i temporali, partiva per andare a trovare i credenti nei diversi comuni agrigentini. Lo sentiva non solo come un dovere cristiano verso i credenti, ma soprattutto come impegno preso con Dio. La domenica, e per molti decenni, fu costretto a fare quattro riunioni di culto in un giorno in diverse località, rientrando la sera sfinito, ma contento di aver annunziato l’Evangelo. Membro del Comitato di Zona della Sicilia per circa 20 anni si prodigò per il bene delle anime in tante città della Sicilia. Insieme ad altri fratelli, Vincenzo Federico e Vincenzo Costanza, divenuto poi consuocero, iniziò l’attività dei campeggi estivi, organizzando nel 1956 il primo campeggio delle nostre chiese nella località “Barone”. Questa attività, insieme con la moglie che lavorava in cucina, la svolse fino al 1990. Durante Il terremoto del 1968 nella valle del Belice, insieme ai fratelli Federico, Barbera e Cascio ha portato, per almeno tre anni, aiuti alle popolazioni colpite dal sisma. Molte sono state le opposizioni e gli ostacoli incontrati a causa della fede in tutti questi anni, soprattutto durante il periodo della persecuzione, ma il fratello Stefano con l’aiuto del Signore è rimasto fedele a Lui fino al suo ingresso nell’eternità. Diverse volte, soprattutto all’inizio del suo ministerio, fu chiamato dalle autorità istigate dalle forze religiose, con l’intento di farlo desistere dal predicare l’Evangelo. Nel 1958, mentre accompagnava in visita fra le chiese sella Sicilia un fratello americano, tra le provincie di Trapani e Agrigento, una banda di malfattori sequestrò il fratello americano. Il fratello Stefano si trovò così coinvolto nel primo rapimento di persona in Sicilia. Dopo diversi giorni di sequestro, il fratello americano venne miracolosamente liberato dal Signore. Molte volte il fratello Stefano vide la mano di Dio operare in suo favore. Ha servito il Signore per circa 55 anni, fino a quando la sua salute non ha cominciato a venire meno. Ha combattuto il buon combattimento, ha serbato la fede ed è entrato nell’eternità, aspettando il premio che il Signore gli ha preparato. Ci ha lasciato un esempio di fede, e di vero servizio, e noi familiari vogliamo continuare a servire il Signore con questa eredità lasciataci perché anche noi, un giorno, vogliamo essere con lui davanti dal trono di Dio. Durante la malattia il fratello Stefano è stato assistito amorevolmente dalla moglie, la sorella Lina e dalla figlia Maria Teresa con genero e nipoti. La famiglia tutta desidera rivolgere un particolare ringraziamento oltre che al Signore, anche al personale medico e para medico che, soprattutto negli ultimi tempi ha fatto il possibile per alleviare i dolori della sua malattia. Abbiamo ricevuto sostegno fraterno dai fratelli responsabili delle Assemblee di Dio in Italia, come anche da tanti pastori e diversi credenti dalla Germania, dal Belgio, dalla Francia, dal Canada e dagli Stati Uniti. Ora fratello Stefano, avendo completato fedelmente quanto il Signore gli ha dato da compiere su questa terra, si trova alla presenza del Dio che ha servito e onorato tutta la sua vita, vissuta in fedeltà a Lui fino alla fine.

-Risveglio pentecostale-

 

 

 
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Domenico Gaeta (1868 – 1942)

Domenico Gaeta (1868 – 1942)

Domenico Gaeta nacque ad Ogliara di Salerno il 10 Ottobre 1868. Egli accettò Cristo intorno agli anni 1890 – 1898. Dopo essersi dimesso dal corpo della Guardia di Finanza, intraprese l’attività di colportore della Società Biblica, diffondendo la Sacra Scrittura dal Piemonte alla Sicilia. Nel 1920 fece l’esperienza del battesimo nello Spirito Santo e, infiammato dall’amore di Dio, raggiunse la famiglia della sorella ad Ogliara di Salerno. Ben presto, oltre ai suoi familiari, si convertirono alcuni membri della famiglia Pagano e così si formò un piccolo gruppo di credenti. Concluse il suo pellegrinaggio terreno ad Ogliara di Salerno nel 1942.

 
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Giuseppe Capuano (1898 – 1980)

Giuseppe Capuano (1898 – 1980)

Giuseppe Capuano nacque a Cervinara (AV) il giorno 11 Febbraio 1898. Era di corporatura massiccia e dal carattere altruista, ma, quando riceveva delle offese, reagiva spesso in modo violento, per cui era molto temuto. A motivo del suo lavoro di boscaiolo si allontanava spesso da Cervinara ed aveva contatti con diverse persone. Una di queste, il fratello Aniello Mataluni, gli disse un giorno che, nonostante fosse stato un cattolico praticante, egli non avrebbe avuto la vita eterna. Questa affermazione lo turbò e la sua agitazione crebbe quando il fratello Aniello Mataluni gli disse di farsi dare una Bibbia dal suo parroco e confrontare se ciò, che aveva sentito, era vero o meno. Il Capuano richiese al parroco la Bibbia, ma inutilmente. Aveva circa trent’anni quando acquistò un campo di querce, che avrebbe dovuto tagliare soltanto dopo la raccolta dell’uva. Poiché serviva del legname per costruire la ferrovia, il Capuano ottenne di iniziare prima il lavoro e, se avesse arrecato dei danni alla vigna, li avrebbe rimborsato. L’ultima quercia, invece, rovinò sulla vigna. Il Capuano presentò le scuse al proprietario e gli ricordò, che lo avrebbe rimborsato. Questi, però, se ne andò nel bosco. Il Capuano temeva una vendetta e lo seguì, ma, con meraviglia, lo trovò in ginocchio a parlare con Dio. Più tardi avrebbe saputo che quell’uomo stava pregando per sua moglie, perché non avesse reagito in modo sconsiderato verso quel boscaiolo. Il Capuano rimase così toccato, che presto diede il suo cuore al Signore e cominciò a frequentare la comunità di Montesarchio. La sua conversione a Cristo non fu ben accetta nel paese di Cervinara come pure nella sua famiglia, tant’è che ne risentì il suo lavoro, anche perché il parroco distoglieva la gente dall’acquistare la legna da lui. Nonostante tutte queste difficoltà, il fratello Capuano non si arrese, ma anzi intraprese una grande opera di evangelizzazione, a motivo anche del suo lavoro, che lo portava a raggiungere nuove zone. Annunziò l’Evangelo della grazia in molti paesi della provincia di Benevento, Avellino, Foggia e Campobasso ed in sedici di quelli nacque una comunità. Il Signore lo promosse in gloria il 31 Gennaio 1980.

 

 
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Giovanni Saginario (1890 – 1975)

Giovanni Saginario (1890 – 1975)

Giovanni Saginario nacque a Pietrelcina il 3 Dicembre 1890. Emigrato negli Stati Uniti egli incontrò molte difficoltà di carattere familiare, come la morte del suo primogenito, colpito da meningite. Anche per sua moglie Reparata Jadanza non c’era alcuna speranza di guarigione nei medici, ma Dio intervenne e la guarì. Ella, allora, si convertì a Cristo e divenne lo strumento per incoraggiare suo marito ad accettare l’Evangelo. Nel 1930 il fratello Saginario fu battezzato nello Spirito Santo, in un periodo in cui la salvezza raggiunse tanti credenti. Nell’immediato dopoguerra i coniugi Saginario tornarono a Pietrelcina per testimoniare nel loro paese natio ed il Signore onorò spesso con segni miracolosi la predicazione della Sua Parola. Rimasero in Italia per breve tempo, ma lavorarono alacremente, fondando la comunità di San Severo (FG) e predicando la Parola di Dio in 79 città della Campania e della Puglia. Nelle due occasioni, in cui il fratello Saginario incontrò i credenti di Andretta (AV), 22 persone hanno confermato di essere state guarite dal Signore. Dopo un’intensa campagna evangelistica in Italia, Giovanni Saginario tornò in America, ma rimase molto legato all’opera in Campania. Nel 1952, considerato il bisogno di avere un locale per la chiesa di Benevento, il fratello Saginario inviò un’offerta così abbondante che si riuscì, non solo ad acquistare un terreno e costruire il locale, ma anche a devolvere il rimanente come ulteriore offerta alle chiese consorelle. Il fratello Saginario fu promosso alla gloria il 21 Maggio 1975.

 

 

 
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Fiore Bufo (1924 – 2002)

Fiore Bufo (1924 – 2002)

Fiore Bufo nacque a Montecalvo Irpino (AV), il 6 Settembre 1924 da una famiglia di agricoltori. Nel 1946, dopo il triste periodo della seconda guerra mondiale, il fratello Bufo sentì parlare di Cristo e degli evangelici, che si radunavano in contrada Sauda, presso la masseria Giangregorio. In quel tempo giungeva da Cervinara il fratello Giuseppe Capuano ed il Signore onorava la semplice fede dei credenti con salvezze, battesimi di Spirito Santo e guarigioni. Una sera il fratello Bufo decise di partecipare e rimase toccato dalla Parola di Dio. Ritornò alla riunione successiva ed il Signore lo battezzò di Spirito Santo. Pochi mesi dopo, il fratello Bufo testimoniò della sua esperienza di fede, scendendo nelle acque battesimali. Per anni collaborò con il fratello Pietro Giangregorio, ma la volontà di Dio e la necessità economica lo spinsero ad emigrare in Germania, da lì in Svizzera ed infine a Giussano, in provincia di Milano. Sul finire degli anni ’70, a motivo di una malattia, tornò in Campania dove assunse e mantenne, per 23 anni, la cura spirituale dei credenti del paese natio, Montecalvo Irpino, fino a quando il 2 Giugno 2002 il Signore lo chiamò alla casa del Padre.

 
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