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Nel giudicare altri, si giudica se stessi

20 Lug

Nel giudicare altri, si giudica se stessi

«Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato» (Luca 6,37).

 È possibile mettere in pratica questa parola del Vangelo? Non è forse necessario giudicare, se non ci si vuole arrendere di fronte a ciò che non va? Ma questo appello di Gesù si è profondamente inciso nei cuori. Gli apostoli Giacomo e Paolo, del resto così diversi, vi fanno eco quasi con le stesse parole. Giacomo scrive: «Chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?» (Giacomo 4,12). E Paolo: «Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo?» (Romani 14,4). Altre volte la parola “giudicare” significa distinguere, decidere, determinare, concludere, provare, e mettere in questione. Dio vuole che i credenti lo facciano e con amore, specialmente quando devono verificare se una predicazione o un insegnamento sia in linea con la Sua Parola. Paolo scrisse: “E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo” (Filippesi 1:9,10). Il Signore Gesù ci comanda ed ammonisce dicendo: “Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci” (Matteo 7:15).  

Nel giudicare altri, si giudica se stessi. Quale profondo e smisurato senso di rammarico possiamo provare quando la nostra reputazione è sulla bocca degli stolti, non trova che infamia e crudeltà. L’uomo timoroso di Dio non prova altro che onorare Dio e di conseguenza la Sua creatura.  Non parla mai male degli altri, non criticare ma rispetta l’altrui anche se a volte non condivide il suo modo di parlare o vivere. Non siamo chiamati per distruggere ma, per costruire. Coloro che sono ripieni dello Spirito Santo, costruiscono, con il rispetto dovuto all’uomo. Con la saggezza venutaci da Dio, ma soprattutto con la preghiera di intercessione per tutti gli uomini.  Non giudicare: questa è un’affermazione secca e tipicamente evangelica. Fuori di questo contesto,  facilmente sentiremo dire: non giudicate male, non siate severi nel giudicare, non giudicate quando non vi riguarda la cosa o la persona. Gesù dice “non giudicare“: perché è impossibile che tu sia perfetto e di ogni imperfezione sarai giudicato e c’è una sola condizione per non essere giudicato sulle tue imperfezioni: quella di non giudicare nessuno. Sembra che Dio voglia lasciarsi legare le mani.

Nel giorno del giudizio Io non ti giudico se tu non hai giudicato. Vale a dire non ti posso condannare se tu non hai condannato; ma se tu hai condannato e mi chiedi di non condannarti io debbo applicare la legge che hai applicato tu: ti debbo condannare. Non giudicare e non sarai giudicato questa è l’ammonizione provvidenziale perché non c’è niente di più facile per noi che giudicare come non c’è niente di più antipatico, perfino odioso, che sentirsi giudicati e quando dico sentirsi giudicati intendo dire che veniamo disapprovati, rifiutati; comunque veniamo messi sulla bilancia e ritenuti negativi, anche se il giudizio, tutto sommato, alla fine può essere non molto pesante. Se volete giudicare, volete proprio sbagliare, ricordatevi il metro che userete sarà usato con voi. Non giudicate affatto e non sarete giudicati, ma se giudicate con misura generosa così sarà applicata a voi la misura. Questo nello stesso tempo ci dà respiro, ci solleva perché avremo modo di sfuggire al giudizio severo di Dio. Il nostro punto di riferimento, come sempre, è il Vangelo, il nostro codice di vita cristiana. Nel sermone sul monte Gesù sancisce a chiare lettere “Non giudicate e non sarete giudicati”, poi aggiunge che la misura che usiamo nei confronti degli altri sarà usata dal Signore nei nostri confronti; infine raccomanda di essere misericordiosi, se vogliamo avere anche noi misericordia.

Evidentemente le parole di Gesù riportate dal Vangelo hanno un significato molto importante: il giudicare equivale a non condannare. Quindi non è l’esercizio di un giudizio, ma dover decidere se una cosa è buona o non è buona. Indirettamente il Signore ci fa capire che per esprimere un parere dobbiamo sempre riferirci a lui, perché è bene ciò che è bene secondo il suo insegnamento, è male ciò che è contrario a ciò che ha predicato con la sua vita terrena.

E questo perché ogni giudizio è dato al Figlio di Dio. Non solo, Gesù ha il diritto che gli viene dal Padre, perciò nessuno può arrogarsi questo diritto. Ma non solo, esiste anche un motivo di equità, di coerenza per non giudicare. Ed è sempre Gesù che ci rammenta di evitare ogni forma di giudizio nel senso di condannare, ricordando la famosa frase “Se vedi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello non devi condannare e dire permettimi di toglierti la pagliuzza, quando invece abbiamo una trave nell’occhio“; perciò, Leviamo prima di tutto la trave che oscura i nostri occhi, solo allora saremo in grado di dire ai nostri fratelli di togliersi la pagliuzza.

Pastore Cesare Turco

 
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Pubblicato da su 20/07/2012 in Meditazioni

 

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